lunedì 31 agosto 2015

Mare inquinato: è certo che qualcuno pagherà i danni


Nei giorni scorsi abbiamo raccolto le istanze dei bagnanti che si lamentavano per non aver goduto del mare a causa dell'inquinamento e anche per "timore" dopo i recenti danni alla cute e patologie gastroenteriche e febbrili di molti bambini. Pare siano già 40 le famiglie di questi bimbi che procederanno per vie legali a chiedere risarcimento danni. Dal canto nostro volevamo informare i cittadini della possibilità di essere risarciti del danno subìto ed avevamo organizzato un incontro pubblico che per motivi di ordine pubblico ci siamo visti costretti a rinviare a data e luogo da stabilire perchè il luogo che avevamo scelto era sul marciapiede nel tratto del lungomare antistante al punto critico di balneabilità , dove le acque a detta del Sindaco di Pescara e dell'ARTA sono notoriamente "scarse"per la balneabilità. Avremmo illustrato le sentenze della Cassazione che sanciscono il risarcimento ai turisti bagnanti da parte degli operatori turistici e la sentenza del Giudice di Pace di Sorrento che stabilisce risarcimento anche ai residenti, ai non turisti. 

Soprattutto quest'ultima sentenza potrà interessare i pescaresi che hanno frequentato i tratti di mare inquinato ma soprattutto potrà interessare la giunta pescarese del Sindaco Alessandrini perchè il caso della costiera sorrentina è analogo a quello di Pescara.

Infatti il Giudice di Pace di Sorrento stabilisce che utenti e bagnanti possono aver diritto al risarcimento dei danni nel caso di mare sporco. A Sorrento, sulle questioni del mare inquinato, dei depuratori non funzionanti, dei bagnanti in fuga dalle spiagge, e del possibile disastro ambientale, si era teso a sdrammatizzare, quasi a voler mettere in secondo piano le chiazze nerastre che viaggiavano in mare. Tutto ciò anche a causa dei dati rassicuranti forniti dall'Arpac, l'Agenzia Regionale per l'Ambiente, che subito dopo l'ondata di allarmismo, ha effettuato dei prelievi, giudicando il mare "balneabile" e l'inquinamento "transitorio". ll giudice ha ritenuto di riconoscere al cittadino un danno economico, in quanto sarebbe stato leso il proprio diritto alla salute. La sentenza è giunta a chiare lettere dopo che diverse associazioni presenti sul territorio tra penisola sorrentina e Castellammare di Stabia, hanno presentato una considerevole mole di documentazione sia per ciò che riguarda le analisi delle acque, sia per i depuratori non funzionanti.


I cittadini e gli operatori turistici, albergatori e balneatori, possono rivalersi contro chi ha omesso le ordinanze di divieto di balneazione e contro i responsabili della gestione dei depuratori e della sanità.
E' proprio il caso analogo a quello che è successo a Pescara. In sintesi, qualcuno pagherà nonostante il sindaco di Pescara, Alessandrini, e la sua maggioranza, stiano cercando di sminuire l'accaduto difendendosi con un'arrampicata di specchi sul fatto che le ordinanze non sono state rese pubbliche perchè vi era la "premonizione" che le acque sarebbero tornate balneabili.

Va ricordato ai lettori che la tubatura fognaria si è rotta ben 11 volte senza che la cittadinanza sapesse nulla. In Commissione Vigilanza del Comune di Pescara, dove sono intervenuti esponenti tecnici di ARTA ed ACA , è emerso che non si ha contezza di quanto acido peracetico sia stato utilizzato durante le 11 rotture fognarie. Durante la stessa commissione ci furono veementi difese delle omissioni del sindaco da parte di un consigliere di maggioranza che è rappresentante del sindacato balneatori.

Per i balneatori si pone una scelta gravosa perchè da un lato essi pretendono il risarcimento dei danni economici , mentre dall'altro il loro rappresentante eletto difende a spada tratta la scelta di omettere un atto pubblico per l'incolumità della salute dei cittadini ,come è l'ordinanza sul divieto di balneazione, per un mero rapporto economico di costi/benefici per i balneatori.
Gli stessi balneatori che hanno fatto pressioni sulla Questura di Pescara affinchè non svolgessimo l'incontro pubblico per informare i cittadini sul diritto al risarcimento danni.
Non ci si può appellare alla scusa che per non apparire un'amministrazione schizofrenica l'ordinanza non è stata fatta perchè il giorno dopo sarebbe stata tolta. Il sindaco di Martinsicuro in provincia di Teramo non ci pare uno schizofrenico ma uno che segue la legge ed ha ordinato il divieto di balneazione per un solo giorno in quanto i dati precedentemente inquinati erano tornati nella norma a distanza di poche ore.
Anche a Rimini, dove introitano miliardi con la stagione balneare, il sindaco non si è fatto remore nè alcun conto tra costi e benefici ma ha ordinato cautelativamente il divieto di balneazione prima ancora di avere il risultato delle analisi.
A Pescara no. A Pescara abbiamo un sindaco veggente
In tutta questa vicenda solo una cosa è certa: qualcuno pagherà i danni e non saranno certamente i bagnanti ignari.

Intanto che organizziamo l'incontro pubblico vi invitiamo a partecipare alla seduta del consiglio comunale straordinario di Pescara che si terrà giovedì 3 settembre alle ore 16,30.
La cittadinanza si potrà rendere conto delle gravi omissioni del sindaco e di chi lo sostiene.

E.Z.

venerdì 14 agosto 2015

Dopo l'inquinamento del mare tocca alla sabbia



Tanto tuonò che piovve. Sono scattati i sequestri dei documenti dell'Arta, dell'ACA e del Comune di Pescara in merito alla torbida vicenda dello sversamento in mare di liquami fognari per la ripetuta rottura della conduttura fognante. Scrivemmo già il 4 giugno in questo post  http://terranostraitalia.blogspot.it/2015/06/inquinamento-mare-balneatore-minaccia.html .

Dopo l'ultima grave rottura del 28 luglio 2015 si sono accesi i riflettori dell'opinione pubblica e della magistratura sulle omissioni del sindaco Alessandrini che non ha mai avvisato la cittadinanza delle 11 rotture, nè tanto meno di quella del 28 luglio scorso che per 17 ore ha sversato in mare i liquami fognari. Oltre 45 milioni di litri di acque putride sono stati sversati in mare ai quali si aggiungono 450 litri di acido peracetico usato direttamente nelle fogne anzichè nella vasca di decantazione del depuratore. Silenzio assoluto della giunta comunale che si è limitata a dire che il danno era stato riparato. Silenzio assoluto su eventuali rischi di quello sversamento. Nessuna comunicazione nè atto ufficiale di divieto di balneazione per l'alto tasso di inquinamento che si è avuto. L'assessore all'ambiente dice che era sabato quando hanno ricevuto i risultati delle analisi. Cosa c'entra ? Di sabato non si emettono ordinanze ? I telefoni e le mail non funzionano per avvisare gli organi preposti, la stampa e gli stabilimenti ? Una brutta storia che si spera verrà chiarita con le responsabilità e l'omissione del sindaco. Molti bimbi hanno riportato lesioni cutanee e sintomi di vomito e gastroenterite proprio a ridosso di quel fine settimana e per i giorni successivi. Ora tocca alla magistratura ufficializzare tali responsabilità. 

Nel frattempo noi puntiamo l'attenzione anche sulle sabbie prelevate a ridosso della foce del fiume e che sono state utilizzate per il ripascimento del litorale pescarese. sabbie che depositano tutto il materiale fuoriuscito per ben 11 volte dal 6 aprile 2015 , quando si ruppe per la prima volta la conduttura fognaria. Quelle sabbie sono state prelevate a giugno durante le operazioni di dragaggio sotto il molo nord, dove ci sono i trabocchi, e sono state distribuite sul litorale per il ripascimento delle spiagge di alcuni stabilimenti balneari. Le sabbie non sono state analizzate, almeno non risulta pubblicamente. Sono state gettate tal quale sulla spiaggia e potrebbero contenere sostane tossiche e residui contaminanti. 

Ricordiamo che durante la precedente amministrazione di centrodestra, il ripascimento fu bloccato dagli ambientalisti e le sabbie furono accantonate nella vasca di decantazione che è sul molo del porto per essere esaminate. C'era il rischio che le sabbie potessero contenere DDT. Quelle sabbie sono lì ammassate dal 2010 mentre quelle prelevate a giugno sono state distribuite sulle spiagge. Le domande che poniamo sono:

1) sono state fatte le analisi alle sabbie ?
2) dove sono i risultati ?
3 ) su quali tratti del litorale pescarese sono state scaricate ?

Domande legittime che avrebbero dovuto fare le associazioni ambientaliste. Associazioni che avrebbero dovuto bloccare da subito il ripascimento e chiedere le analisi. Forse queste associazioni sono talmente politicizzate che non hanno osato interfenire con una giunta che annovera un partito chiamato Sinistra Ecologia Libertà, silente anch'esso..alla faccia dell'ECOLOGIA

Attendiamo risposta alle nostre 3 domande e buon bagno