mercoledì 18 marzo 2015

Oltre a Maastricht ci siamo castrati anche con Kyoto


Siamo tutti ambientalisti. Ricordiamocelo. Non c'è bisogno di una sigla partitica o di una ONG per esserlo

Sul fatto che le crisi monetarie siano studiate tutte a tavolino, da secoli, siamo tutti d'accordo. Sul fatto che l'ultima crisi è partita da una bolla finanziaria dagli Stati Uniti, come quella del 1929, siamo tutti d'accordo. Sul fatto che l'Italia non si sia potuta difendere perchè non ha sovranità monetaria e politica per decidere strategie autonome di politica monetaria ed economica, siamo tutti d'accordo. A questo punto dovreste essere anche d'accordo sul fatto che oltre a non avere più le suddette sovranità, non abbiamo neanche quella di decidere la nostra politica industriale dopo la firma dei Trattati di Kyoto.

Il grafico che vi mostriamo è un parallelismo tra le riduzioni di gas serra, CO2, e la riduzione della produzione industriale italiana. Casualmente (ma solo casualmente ?) le due curve viaggiano di pari passo. Contemporaneamente negli stessi periodi si è avuto qui in Italia l'effetto della crisi finanziaria dovuta al fallimento della Lehman Bros. 

Ma ormai, avevamo già siglato i protocolli di Kyoto e quindi, oltre ai trattati europei che non ci hanno permesso di emettere moneta per fronteggiare la bolla speculativa, non abbiamo potuto neanche incrementare la produzione industriale per sottostare ai limiti che ci siamo autoimposti per le immissioni di CO2 prodotte dalle industrie. Molte aziende, infatti, hanno delocalizzato all'estero dove i limiti di emissione sono superiori ai nostri e dove le "carte verdi" ( o diritti di emissione di CO2 ) costano molto meno che in Italia. Tra queste aziende, molte sono andate nei paesi asiatici quali India e Cina per il semplice fatto che quei paesi non hanno siglato i trattati di Kyoto e quindi se ne infischiano dell'effetto serra. 

Nel 2012 l'Italia ( e l'Europa ) ha raggiunto abbondantemente l'obiettivo di riduzione di emissione gas prefissato per il 2020. E a che prezzo, visto che l'economia è crollata.

Puo' essere senz'altro individuato un legame tra il calo di produzione per crisi monetaria e la riduzione di emissioni di CO2. Non lo mettiamo in dubbio. Ma intanto i cinesi ci ricomprano continuando ad inquinare.

Immaginiamo la felicità generale nell’apprendere queste insperate e positive notizie, solo un po’ attenuate dal fatto che nel 2010, in corrispondenza di una limitata ripresa economica, certamente verificheremo un parziale anche se ridotto recupero dei valori emissivi.

“Bisogna tornare a crescere”, “Il vero problema dell’Italia è la mancanza di crescita economica”, si sente ripetere fino allo sfinimento in televisione da economisti e commentatori, mentre la telecamera indugia sugli spettatori che fanno sì con la testa.

Scopriamo così che la maggior parte delle persone è contemporaneamente felice per la riduzione dell’effetto serra e per la crescita della sua causa e non capiamo se si tratti di ingenuità o malafede.

Nonostante questo obiettivo di riduzione raggiunto, le emissioni a livello globale sono aumentate del 40% proprio perchè è aumentata la produzione industriale dei paesi che non hanno aderito al trattato di Kyoto. Siamo proprio dei geni, o masochisti. Ci piace castrarci con le nostre mani.

Il bello è che la nostra economia, ed il nostro futuro produttivo, dipenderanno a dicembre 2015 proprio da quei paesi come America e Cina che non hanno aderito a Kyoto

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-05-06/accordo-globale-clima-mani-usa-e-cina-110426.shtml?uuid=

E ricordiamo che oltre a questa impossibilita' di decidere le politiche industriali, resta sempre il fatto che non possiamo stimolare la domanda ridando potere d'acquisto perche' non possiamo emettere e gestire moneta. 

Che "bel paese", che bella la Terra Nostra